né più da sera battere alle porte
udivo il mio carnefice sagace
57che de’ miei sonni fa torbida morte,
ma sol ruggire udivo la fornace
imperterrita, e come alla battaglia
60era la fronte all’opera pugnace,
e vedevo di là dalla muraglia
la notte costellata d’occhi ardenti,
63d’occhi fraterni. “Su, fuoco, travaglia!
Gloria, fiammeggia! Su, cantór di genti,
con la Vittoria a gara!„ E le sorelle,
66ancor rosse, partivano nei vènti
quando trascoloravano le stelle
sul disperato Ocèano, il selvaggio
69stridendo annunciatore di procelle