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Pagina:D'Annunzio - Laudi, IV.djvu/199

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Note alla Canzone del Sacramento

funebre in cui riposano le sue ossa, sotto una delle finestre di quel bianco e nero San Matteo che fondò Martino Doria in su lo scorcio del XII secolo, tempio gentilizio della schiatta.


🙦 Biagio Assereto, notaro, eletto dal volere del popolo capitano d’un’armatella di soccorso contro Alfonso d’Aragona, fu lo stupendo eroe della battaglia navale di Ponza. Nella quale, pur essendo inferiore di forze, mosse le sue poche navi e galèe con sì novo accorgimento che sconfisse l’armata regia; ed egli popolano fece prigioni Alfonso il Magnanimo, i suoi due fratelli infanti d’Aragona, il re di Navarra, il gran mastro di Calatrava, il gran mastro di Alcantara, il principe di Taranto, il duca di Sessa, il conte di Fondi e cento tra principi o signori d’Aragona e di Sicilia (5 agosto 1435).

Nella lettera da lui scritta al Comune dopo la vittoria — trascritta dal Federici sul testo conservato presso Marco Antonio Lomellino e publicata dal Belgrano — egli racconta: “Erano le galee dalle coste, refrescando le loro navi de homini e tirandone re lo navi addosso onde ghe piaxea, però che era grandissima carma.

LA CANZONE DEL SACRAMENTO.

🙦 L’argomento di questa canzone è tratto da un carme d’ignoto autore forse pisano, intitolato Carmen in Victoria Pisanorum, che narra con un misto di storia e di leggenda l’impresa compiuta sopra il re zirita Temim, detto Timino, da una lega di Pisani, di Genovesi, di Amalfitani e d’altri marinai dello stesso mare: cioè da una vera e propria lega tirrena formata a muovere una guerra religiosa che fu il preludio delle Crociate. Conduceva i Pisani il console Uguccione


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