odimi, Mercatante, dal tuo molo,
Guerriera, dal naval tuo sepolcreto,
72Auspice, dal tuo scoglio ignudo e solo,
per l’ombra di quel semplice Assereto3
che, distolto da rògito o caparra
75e posto sopra il cassero, l’abeto
trattò meglio che il calamo, la barra
di battaglia assai meglio che il sigillo,
78contra il fior d’Aragona e di Navarra,
vincitore di re su mar tranquillo,
con gli infanti coi duchi e coi gran mastri
81aggiugnendo al trionfo un codicillo;
odimi, Ascia di Dio. Se sotto gli astri
d’un’altra state, tutti i tuoi rosai
84aulendo ne’ tuoi chini orti salmastri,