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136 notturno




Tocco un altro silenzio.

La sera dell’accusa aperta, contro il tradimento che tentava di ripetere il colpo oscuro, è dominata da un silenzio che non somiglia ad alcun altro.

Ritrovo l’accento delle mie prime parole. «Udite. Udite. Gravissime cose io vi dirò, da voi non conosciute. State in silenzio. Ascoltatemi. Poi balzerete in piedi, tutti.»

Il teatro è come una profonda fossa fusoria.

Vedo il metallo freddarsi. La statua bollente della folla si fa solida, si stabilisce in un rilievo minaccioso, sta come una massa che schiaccia.

Non grida più. Ascolta. Non respira più. Ascolta. Ogni sillaba penetra nell’osso forato del cranio e ci resta infissa.