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notturno 453


Le mie dita trovano il nodo dei suoi capelli e lo sciolgono, con infinita cautela, come se ella già si assopisse e io volessi rapirle un tesoro avviluppato.

Ella non si muove, ma io la sento sorridere fino alla cima dei suoi capelli sensitivi, che si spandono come se quel sorriso medesimo li avesse aperti, simile al soffio della primavera che improvviso apre un gran fiore sul far della notte.

Attimo misterioso come quello in cui il credente comunica col suo dio sotto una specie tangibile.

Un viso umano è di carne e d’ossa, forato dalla vigilanza dei sensi. Una capellatura è una massa viva che riempie la mano e pesa.

Ma questo viso non è se non un frutto aereo della mia anima, e questa chioma è simile a uno di quei sentimenti straordinarii in cui l’anima resta sospesa liberandosi dall’errore del tempo.