Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu/466

Da Wikisource.
454 notturno


Queste ciocche odorano d’infanzia, come le ciocche del fiore di lilla odorano di annunziazione. Tante già ella ne aveva a cinque anni.

Allora, in una casa bianca sul mare, ella soleva apparire alla soglia della mia stanza per interrompere il mio troppo prolungato lavoro, quando il mio spirito era una lingua infaticabile di fuoco perpetuo, e la mia arte era per me l’essenza stessa dell’amore amato.

Appariva senza rumore, come uno di quegli uccelli che si posano sopra un ramo leggiero e aspettano che esso cessi di oscillare per intraprendere il loro canto.

La sua grazia mi toccava l’angolo dell’occhio chino su la carta.

Talvolta, per non lasciarmi sfuggire un’imagine repentina, non mi volgevo sùbito, ma la ritenevo tuttavia nella commessura delle palpebre come si ritiene una lacrima di dolcezza per prolungare la voluttà dell’istante in cui l’anima trabocca.