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122 la siesta.

Donna Laura pensò: — Egli è là. — E tutte le sue fibre di madre vibrarono. Animata, riprese a camminare, guardando dinanzi a sè con li occhi che il sole fastidiva, non curando il calore. A un certo punto della strada cominciarono li alberi, magri pioppetti tutti canori di cicale. Due femmine scalze, ciascuna con un cesto su ’l capo, venivano incontro.

‟Sapete la casa di Luca Marino?” chiese la signora, presa da una voglia irresistibile di pronunziare quel nome a voce alta, liberamente.

Le femmine la guardarono, stupefatte, soffermandosi.

Una rispose, con semplicità:

‟Noi non siamo di Penti.”

Donna Laura, malcontenta, seguitò la via, provando già un poco di stanchezza nelle povere membra senili. Li occhi, offesi dalla luce intensa, le facevano vedere alcune mobili macchie rosse nell’aria. Un leggero principio di vertigine le turbava il cervello.

Penti si avvicinava sempre più. I primi tuguri apparvero tra molte piante di girasoli. Una femmina, mostruosa per l’adipe, stava seduta sopra una soglia; ed aveva su quel gran corpo una testa infantile, li occhi dolci, i denti schietti, il sorriso placidissimo.