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16 san pantaleone.

seminude si rifugiavano nelli angoli, implorando pietà; si difendevano dai colpi, afferrando le armi e tagliandosi le dita; rotolavano distese su ’l pavimento, in mezzo a mucchi di coperte e di lenzuoli da cui uscivano le loro flosce carni nutrite di rape.

Giacobbe alto, agile e rossastro come un canguro, duce della persecuzione, si arrestava ad ogni tratto per fare dei larghi gesti imperatorii sopra tutte le teste con una gran falce fienaia. Andava innanzi, impavido, senza più cappello, nel nome di san Pantaleone. Più di trenta uomini lo seguivano. E tutti avevano la sensazione confusa e ottusa di camminare in mezzo a un incendio, sopra un terreno oscillante, sotto una vôlta ardente che fosse per crollare.

Ma da ogni parte cominciarono ad accorrere i difensori, i Mascalicesi forti e neri come mulatti, sanguinari, che si battevano con lunghi coltelli a scatto, e tiravano al ventre e alla gola, accompagnando di voci gutturali il colpo. La mischia si ritraeva a poco a poco verso la chiesa; dai tetti di due o tre case già scoppiavano le fiamme; un’orda di femmine e di fanciulli fuggiva a precipizio tra li olivi, presa dal pánico, senza più lume nelli occhi.

Allora tra i maschi, senza impedimento di lagrime e di lamenti, la lotta a corpo a corpo si