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Pagina:D'Annunzio - San Pantaleone, 1886.pdf/375

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san làimo navigatore. 367

odorosa naturalmente, le narici rosee le palpitavano ad ogni minimo desío, la bocca le fioriva di porpora, e i capelli le cadevano giù per il collo simili a grappoli d’uve mature.

Ella provò tutti li incanti su ’l forte animo dell’eroe per trattenerlo: cieca, una notte gli offerse la gioia delle sue membra e all’alba rimase ebra tra i guanciali, con la testa pendula fuori della sponda, con li occhi spenti, le braccia morte. Ma poi, quando file di dromedari e di camelli con i lunghi colli carichi di musici e di danzatrici portando doni discesero dalla reggia al mare, le navi dell’eroe già dirigevano la prora per altri lidi.


Così Làimo divenne grande e famoso; e fu celebrato nei canti dei poeti per le corti e nelle leggende dei marinari. Una repubblica d’Italia gli inviò messaggi offrendogli il supremo imperio della flotta col governo di due province. Il Cristianissimo di Francia fece segrete pratiche per assoldarlo, promettendogli alti uffici ed onori. I Selgiucidi gli spedirono ambasciatori recanti su una picca tre code di cavallo e gli offerirono la sultanía di Rum, da Laodicea di Siria al Bosforo di Tracia e dalle fonti dell’Eufrate all’Arcipelago.

Egli oppose superbi rifiuti; andò in cerca di nuove