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370 | san làimo navigatore. |
loro idoli coperti di drappi rossi. Erano questi idoli una sorta di statue di vimini, enormi, con occhi composti da gusci di noce neri, attorniati di madreperle, con mascelle irte di molti denti di cane in due ordini. Mentre le forme orride e nuove ondeggiavano nell’aria tra li inni della religione, una turba di danzatrici irruppe in torno all’eroe, e danzò rapidamente al suono di un flauto, lungo cinque piedi, che cinque uomini insieme sonavano.
Làimo traversò tutta l’isola, in trionfo, come fosse un bel dio, tornante fra i suoi popoli. I re si inchinarono al passaggio, i sacerdoti prostrarono la fronte nella polvere; il seguito delli elefanti e dei cavalli carichi di doni si accrebbe a mano a mano lungo la via, divenne innumerabile, occupò la distesa di centosettanta miglia. Era la dovizia delle terre in torno meravigliosa: le foreste si erigevano ad eccelse altitudini, le urne dei fiori potevano in sè nascondere il corpo di un uomo, i profumi avevano la dolce forza letificante del vino e i colori la vivezza del fuoco.
Su ’l limite di una boscaglia fluviatile le tigri balzando dalle erbe si gittarono al ventre dei cavalieri. Làimo, fulmineo, tese l’arco e con tal rapidità le trafisse che quelle caddero prima d'aver