Pagina:D'Annunzio - San Pantaleone, 1886.pdf/380

Da Wikisource.
372 san làimo navigatore.


Làimo visse colà, in riposo, cibandosi di un aroma restaurante, ungendosi di olii odoriferi, vestendosi di morbidi tessuti vegetali, e ad ogni tramonto di sole inebriando con la presenza del suo corpo radioso una gente estatica nei mille templi. A lui cantavano i sacerdoti: — Noi t’invochiamo, perchè tu sei il Signore degli dèi e delli uomini! —

Fanciulle di tredici anni, che avevano la pelle diafana e gialla come l’ambra e lunghe sino ai calcagni le chiome, erano a lui offerte dai padri; ed egli molto si dilettava dell’amore. Bufali eccitati con ortiche venefiche e tigri furiose combattevano dinanzi a lui, dentro gabbie di bambù ampie come circhi. Anche uomini contro uomini dinanzi a lui combattevano con alte grida e con fragore di stromenti percossi. Egli così deificato viveva nell’oblio di tutte le melancolie umane.


Ma un dì, mentre egli gioiva in diletti d’amore, discese sopra il suo capo la colomba del cielo; e un profondo fremito gli ricercò le viscere. Parvegli allora di destarsi dopo un lungo sogno: i suoi occhi si empirono di dolore, nelle sue forme perfette discese una scarna vecchiezza. Le fanciulle attonite lo riguardavano trascolorando, si copri-