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annali d’anna. 91

vespro, senza alcun sintomo iniziale di attacco convulsivo cadeva in uno stato di estasi con catalessia che si prolungava per una mezz’ora o poco più. Da quell’estasi ella sorgeva quasi con impeto; e in piedi, conservando sempre la medesima attitudine, cominciava a parlare, da prima lentamente, e quindi gradatamente accelerando, come sotto l’urgenza di un’ispirazione mistica. Il suo eloquio non era che un miscuglio tumultuario di parole, di frasi, di interi periodi già innanzi appresi, che ora per un inconsciente meccanismo si riproducevano, frammentandosi o combinandosi senza legge. Le native forme dialettali s’innestavano alle forme auliche, s’insinuavano nelle iperboli del linguaggio biblico; e mostruosi congiungimenti di sillabe, inauditi accordi di suoni avvenivano nel disordine. Ma il profondo tremito della voce, ma i cangiamenti repentini dell’inflessione, l’alterno ascendere e discendere del tono, la spiritualità della figura estatica, il mistero dell’ora, tutto concorreva a soggiogare li animi delle astanti.

Li effetti si ripeterono cotidianamente, con una regolarità periodica. Su ’l vespro, nell’oratorio si accendevano le lampade; le monache facevano cerchia inginocchiandosi; e la rappresentazione sacra incominciava. Come l’inferma entrava nell’estasi