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246 | ettore fieramosca |
van voci più incerte, che egli avesse, per darsi a Dio, rotti i legami di cuore.... si diceva che quel repentino cambiamento fosse stato cagione di gravi scandali, di sdegni, di vendette per parte della donna abbandonata, la cui opera, avvolta nella persecuzione suscitata contra il frate dalla Corte di Roma, dopo la morte del medesimo a stento si fosse sottratto per cura de’ suoi superiori che l’avean fatto fuggire travestito, e mandato sott’altro nome nel convento di Barletta, ove per essere luogo poco frequentato e fuor di mano, se ne vivea sconosciuto.
Queste eran le voci che correan sul conto suo. Ma la malevoglienza più oculata avrebbe invano cercato del resto di macchiar la sua fama. Le severe dottrine del Savonarola avean trovato il suo cuore come una terra preparata a riceverne il seme, ed ajutate dalla sua natura, pronta a sacrificar tutto alla verità, avean portato frutti di carità e di zelo ardentissimo.
Il rogo, sul quale il suo maestro era stato ridotto in cenere, avea per così dire consumato insieme tutto il suo partito; lo spavento della vendetta papale avea fatto tacer quelli che detestavan gli abusi della Corte romana. Fra Mariano viveva tranquillo nel suo ritiro, dacchè Dio non l’aveva fatto degno di morir per la verità, contento di non dover essere spettatore inoperoso di mali, contra i quali non gli era permesso d’alzar la voce.
Sedutosi al capezzale della giovane, la benedisse, domandandole se volea confessarsi.
— Oh sì! Padre, rispose Ginevra, non ho altro desiderio al mondo, e se non avessi sentito mancarmi le forze e la vita, non v’avrei dato tanto disagio a quest’ora, ma per me poco più ve n’è: e perciò non perdiamo tempo, e fate ch’io muoja nella grazia del mio Signor Iddio e della S. Chiesa Romana.