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Pagina:D'Azeglio - Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta, 1856.djvu/261

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258 ettore fieramosca


Brancaleone per sola risposta scosse il capo mordendosi il labbro inferiore, e mostrando nell’aspetto che sentiva tutta la verità della riflessione dello Spagnuolo. Si tolse di quivi, sceso al porto, salì in un battello sollecitando d’esser presto al monastero per dire ad Ettore, come avean promesso, qual fosse stato l’esito delle loro ricerche.

Prima però di narrare in che stato trovasse il suo amico, che aveva lasciato tanto a mal termine, dobbiamo, prevenendo ciò che accadde la mattina seguente, narrar il fine dell’impresa degli Spagnuoli.

Quando le due compagnie di undici uomini d’arme per parte si trovarono sul campo, era già uscito il sole da un’ora. Fra gli Spagnuoli, Inigo, Azevedo, Correa, il vecchio Segredo, D. Garcia di Parades erano i più rinomati, e gli altri, quantunque meno conosciuti, eran tutti buona gente d’arme e a cavallo: Pedro Navarro avea da Consalvo ricevuto l’incarico di servir di padrino. Dalla parte francese questo era dato a Monsig. della Palissa, che fra’ suoi guerrieri contava Bajardo, l’onore della Milizia d’allora. La battaglia si mantenne per molto tempo con pari fortuna dalle due parti. Segredo alla fine ebbe da un colpo di spada recise le redini, che teneva tirate; onde portato a furia dal cavallo, stava per uscir del campo. Questo caso, preveduto dai regolamenti dei duelli, si teneva per una sconfitta, e colui al quale accadeva dovea darsi prigione. Vedendo il buon Segredo che il cavallo stava per varcar i limiti che eran segnati intorno intorno da grossi pezzi di macigno, si buttò a terra e, quantunque per la difficoltà del salto, e forse perchè gli anni lo rendevano meno agile, cadesse in ginocchio, si difendeva arditamente da due uomini che a cavallo lo combattevano. Ma la spada gli andò in pezzi, e non trovandosi altr’arme, ed essendogli riuscito vano il rifuggiarsi fra’ suoi che si trovavan distan-