Pagina:D'Urso - Guerra e malaria, Milano, 1918.djvu/7

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vata, per far nascere e vivere le «Istituzioni antitubercolari». È dovere riconoscere, che fu la guerra — l’orrenda guerra, che mena ancor oggi tanta rovina nel mondo — a mettere in piena luce questo assillante problema della tubercolosi in Italia. Fu la guerra, che, tra l'orrore delle sue stragi ed i bagliori dei suoi incendii, illuminò nello spirito dei nostri legislatori questo problema del mutilati del polmone, non meno essenziale per la vita e l'avvenire della Nazione di quello degli altri mutilati1.

Ma con i provvedimenti dello Stato a favore dei soldati tubercolotici e degli altri mutilati è tutt’altro che risoluta la questione degli invalidi di guerra, la quale rimane gravissima.

A misura che la guerra si prolunga sorgono nuovi problemi e nuovi bisogni, che hanno non

  1. Nella discussione del disegno di legge sulla «protezione ed assistenza degli invalidi di guerra», (approvato dal Parlamento Italiano il 25 marzo 1917), la questione principale agitata fu quella dei così detti Feriti della tubercolosi. Il dibattito, sia nel Senato, che nella Camera, fu largo ed elevato. La conclusione fu riassunta in un ordine del giorno, presentato dal compianto On. Magliano: «La Camera riafferma il concetto, che la tubercolosi sia da considerarsi come causa d’invalidità, incontrata per ragione della guerra e ciò a tutti gli effetti di legge». L’interessamento vivo del Parlamento fu concretato nel decreto legge 25 luglio 1917.