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Pagina:D'annunzio - Elegie romane.djvu/27

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elegìe romane 17


qual sole ascoso ad occhi mortali, che sperda su vani
     24esseri, per gelido aer le sue virtudi;

quale un pensier di nova beltà creatore su ’l mondo,
     26che ancor segreto rida sotto la fronte al nume;

tal per te sola, o donna, per te, per te sola da tempo
     28celasi ne’ vergini regni un divin potere.

L’hanno in custodia i Saggi. A l’ombra d’un’arbore immensa,
     30candidi ne la veste, placidi come iddii,

vivono. Un’aria calda li nutre. Su l’erbe d’in torno
     32rapidi i leopardi piegano i dorsi gai.

Il mormorio de’ fonti, il susurro de’ rami, il sommesso
     34fremito de le belve mescesi a le parole.

Oh fecondati regni dal sacro abbraccio de’ fiumi,
     36beneficata specie dal providente cielo