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| 6 | grammatica greca. |
Accento grave (condotto da sinistra a destra (`), ὰ, ὲ, ec.);
Accento circonflesso (˜), ῆ, ῶ, ec.
Esempi: ἡμέρα (giorno); ἀγορά (foro) ἀγῶνες (lotte).
Quando l’accento posa su l’ultima sillaba d’una parola, e questa parola è seguita da un’altra, che le si connette nella continuità del discorso, l’accento della prima parola perde qual che cosa della sua intensità primitiva. Questa modificazione di suono si potrà facilmente notare sentendo pronunziare queste due piccole frasi: Questo è un uomo dotto, e Questo è un dotto uomo. Nella prima frase l’accento dell’ultima sillaba ha sensibilmente più forza, che non nella seconda frase, in cui la stessa parola è immediatamente seguita da un’altra. Questo attenuamento naturale dell’accento tonico della sillaba finale d’una parola, seguita immediatamente da un’altra parola, è indicato da’ Greci con l’accento grave: esso non può posare che su monosillabi o su l’ultima sillaba delle parole, quando però non sieno separate da quello che segue per qualche segno d’interpunzione, che indichi il soffermar della voce. L’accento grave non è dunque altro che l’accento acuto alquanto indebolito.
Prolungandosi maggiormente l’intonazione forte, allora che ella cade sovra una vocale lunga o su un dittongo, si suol di frequente segnare d’accento circonflesso anzi che d’accento acuto: ma questa sostituzione non ha mai luogo, quando la sillaba lunga sia seguita da un’altra parimente lunga; è perciò che si scrive ἀγῶνες, (le lotte) al nominativo, e ἀγώνων al genitivo.
Quando i dittonghi hanno un’accento o uno spirito, o ambedue insieme questi segni, stanno sempre sopra la seconda vocale, e mai su la prima: si scrive λείπω (lasciare) e non λέιπω; λαῖλαψ (tempesta) e non λᾶιλαψ; αὖλαξ (solco) e non ἆυλαξ nè ἀῦλαξ; αἴξ, (capra) e non ἄιξ nè ἀίξ.
§ 9.
divisione delle sillabe.
La pronunzia greca ha una particolarità, che modifica la compitazione delle parole, e che è essenziale a conoscer fin d’ora.
