Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/212

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LAUDI DEL CIELO E DEL MARE

e nervose di corritore
del lungo stadio, guatare
5145con gli occhi chiarissimi il solco.

In verità, fra i compagni
egli era il più pallido. Quasi
esangue appariva il suo volto;
ma i suoi biondi capelli
sorgevano senza mollezza
su la robusta ossatura
5152della fronte nata a cozzare
contra l’impedimento;
e di virtuoso rilievo
su’ chiarissimi occhi era l’arco
dei sopraccigli, sobria
la bocca e di netto discorso,
agile il collo se bene
5159la nuca sì ferma paresse
ch’io le comparai la cervice
d’Eràcle che l’Etra sostiene
tra la bella Espèride e Atlante
nella metòpe d’Olimpia.
Ei ne sorrise. Ma certo
gli sovrastava continua
5166l’imagine immensa d’un cielo.

Veduto avea splendere nuove
stelle in un cielo incurvato
su selve più vaste che tutta
l’Ellade, su fiumi più larghi


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