Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/116

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Rosemberg che col sovrano, gli domandai se gli piacerebbe di porre in musica un dramma da me scritto per lui. — Lo farei volentierissimo — risposagli immediatamente; — ma son sicur.o che non ne avrò la permissione. — Questo — soggiunsi — sará mia cura. — Cominciai dunque a riflettere sulla scelta di due soggetti, che potessero piú convenire a due compositori di sommo genio, ma quasi diametricalmente opposti nel genere della loro composizione. Mentre io era immerso in tale pensiero, ricevei ordine da’ direttori teatrali di scrivere un dramma per Gazzaniga, compositore di qualche merito, ma d’uno stile non piú moderno. Per isbrigarmi presto, scelsi una commedia francese, intitolata L’aveugle clairvoyant , e ne schiccherai un dramma in pochi giorni, che piacque poco, tanto per le parole che per la musica. Una passioncella per una donna di cinquantanni, che disturbava la mente di quel brav’uomo, gl’impedí di finire l’opera ai tempo (issatogli. Ho dovuto perciò incastrare in un second’atto de’ pezzi fatti ventanni prima; prender varie scene d’altr’opere, tanto sue che d’altri maestri; infine fare un pasticcio, un guazzabuglio, che non avea né capo né piedi, che si rappresentò tre volte e poi si mise a dormire. Questa caduta però non fece gran torto al mio credito; ond’io mi misi serenamente a pensar a drammi, che doveva fare pe’ miei due cari amici Mozzart e Martini. Quanto al primo, io concepii facilmente che la immensitá del suo gemo domandava un soggetto esteso, multiforme, sublime. Conversando un giorno con lui su questa materia, mi chiese se potrei facilmente ridurre a dramma la commedia di Beaumarchais, intitolata Le nozze di Figaro. Mi piacque assai la proposizione e gliela promisi. Ma v’era una difficoltá grandissima da superare. Vietato aveva pochi di prima l’imperadore alla compagnia del teatro tedesco di rappresentare quella comedia, che scritta era, diceva egli, troppo liberamente per un costumato uditorio: or come proporgliela per un dramma? Il baron Vetzlar offriva con bella generositá di darmi un prezzo assai ragionevole per le parole, e far poi rappresentare quell’opera a Londra od in Francia, se non si poteva a Vienna; ma io rifiutai le sue offerte e proposi di