Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/137

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quelle sue dolcissime melodie, che si senton nell’anima, ma che pochissimi sanno imitare. Trovati questi tre soggetti, andai dall’imperadore, gli esposi il mio pensiero e l’informai che mia intenzione era di far queste tre opere contemporaneamente.

— Non ci riuscirete! — mi rispose egli. — Forse che no — replicai ; — ma mi proverò. Scriverò la notte per Mozzart, e faro conto di legger V Inferito di Dante. Scriverò la mattina per Martini, e mi parrá di studiar il Petrarca. La sera per Salieri, e sará il mio Tasso. — Trovò assai bello il mio parallelo; e, appena tornato a casa, mi posi a scrivere. Andai al tavolino e vi rimasi dodici ore continue. Una bottiglietta di «tockai» a destra, il calamaio nel mezzo, e una scatola di tabacco di Siviglia a sinistra. Una bella giovinetta di sedici anni (ch’io avrei voluto non amare che come figlia, ma...) stava in casa mia con sua madre, ch’aveva la cura della famiglia, e venia nella mia camera a suono di campanello, che per veritá io suonava assai spesso, e singolarmente quando mi pareva che l’estro cominciasse a raffreddarsi: ella mi portava or un biscottino, or una tazza di caffè, or niente altro che il suo bel viso, sempre gaio, sempre ridente e fatto appunto per inspirare l’estro poetico e le idee spiritose. Io seguitai a studiar dodici ore ogni giorno, con brevi intermissioni, per due mesi continui, e per tutto questo spazio di tempo ella rimase nella stanza contigua, or con un libro in mano ed ora coll’ago o il ricamo, per essere pronta a venir da me al primo tocco del campanello. Mi si assideva talvolta vicino senza muoversi, senza aprir bocca né batter occhio, mi guardava fisso fisso, sorrideva blandissimamente, sospirava e qualche volta parea voler piangere: alle corte, questa fanciulla fu la mia Calliope per quelle tre opere, e lo fu poscia per tutti i versi che scrissi per l’intero corso di altri sei anni. Da principio io le permettea molto sovente tali visite; dovei alfine renderle meno spesse, per non perdere troppo tempo in tenerezze amorose, di cui era perfetta maestra. La prima giornata frattanto, tra il «tockai», il tabacco di Siviglia, il caffè, il campanello e la giovine musa, ho scritte le due prime scene del Don Giovanni , altre due dell ’Arbore di Diana e piú