Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/166

Da Wikisource.

fratelli e d’un’amica di dieci anni, ch’aveami seguitato ne’ miei infortuni fino a Trieste. Esausta la borsa, cominciai a spogliare la guardaroba. Si vuotò in pochi mesi anche questa. Ricorsi agli antichi amici : dov’erano o come mi accolsero? Sordi, insensibili, inesorabili, mi voltarono tutti le spalle, non risposero alle mie lagrime o mi caricarono di rimproveri per «la mia imprudente condotta». Non mi giovò ricordare i prestati servigi, non gridar colle voci dell’amicizia, non dire: — Soccorretemi, ch’io moro di fame. — Un italiano, eh’ io tenuto avea per piú mesi in mia casa e assistito con cor di padre si lui che i suoi figli in tempi calamitosi, era per una bizzarria di fortuna divenuto ricchissimo. Viveva egli in Napoli a que’ tempi, ed era banchiere. Credei che non potesse negarmi la prestanza di cento piastre, ed osai domandargliele.

Ecco la mia lettera : Signor Piatti carissimo, ho bisogno di cento piastre. Se volete prestarmele, ve ne farò la dovuta restituzione in due o tre mesi. Credo che non m’occorra dirvi di piú, per ottenere da voi questo picciolo favore. Il vostro amico L. Da Ponte.

Ed ecco la risposta: • Carissimo signor Da Ponte, chi presta il suo danaro perde quasi sempre e il danaro e l’amico; ed io non voglio perdere né l’uno né l’altro. State bene. Tutto vostro D. Piatti.

Questo «brav’uomo» mori giovine, e non sul letto: se finissero come lui tutti quelli che a lui somigliano, vi sarebbero meno ingrati nel mondo. Il rifiuto di costui mi fece perder la speranza di trovar grazie dagli altri. Cercai solo studiosamente di celare quanto potessi le dure mie circostanze al paese, per non far ridere i miei nemici. Il governatore di quella citta sarebbe stato capace di alleggerire i miei infortuni ; ma non osava scoprirgli i miei bisogni, per una certa ritenutezza, per cui egli ebbe poi la bontá di rimproverarmi. La mia desolazione era estrema. Un onoratissimo e generoso compatriotta, che solo non isfuggiva la conversazione d’un uomo che risguaidavasi