Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/171

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quella casa in uno stato che non potrò facilmente dipingere.

Tutte le nne ricchezze a quell’epoca consistevano in cinque piastre; io non aveva impiego attuale né molta speranza d’averne; e la lettera squarciata dal padre della fanciulla per la domanda del pretendente non mi dava né coraggio né lusinga d’aver una fortuna da lui. Ma io amava, io era riamato; e questo bastò a farmi osar tutto in quella occasione e a farmi superare tutti gli ostacoli.

Intanto erano giá passati sei mesi dall’epoca del gran dialogo. Mi pareva che Augusto avesse avuto tempo bastante per diciferare le cose e per cancellar o smentire le cattive impressioni. Osai fargli ricordare il mio nome per mezzo di M*** S***, che godeva tuttora del favore cesareo. Mi rispose questi ch’era ancor troppo presto e che «Sua Maiestas haberet inde multas molestias, quns tu scine non potes». Replicai le istanze, dipinsi la mia situazione, scrissi e feci parlare dal veneto ambasciatore, che pareva proteggermi. Le risposte erano sempre vaghe, incerte, indecise; ma non si ommetteva mai il «siate sicuro che l’imperatore vi richiamerá», il «nondum venit bora tua» o simil altra cosa, che seguitava a tenermi in una fatale speranza e che mi condusse, alla fine, agli orli dell’imminente disperazione. Buon per me che il mio «saggio amico» me ne ha liberato! E chi fu questo amico? Il signor abate Casti! Devo alla sua acutezza la mia salute. Egli’era passato due mesi prima per Trieste, di dove poi portossi a Vienna, e m’era procacciato il piacere di conversar sovente con un uomo, la di cui bocca non soleva aprirsi che a sensi leggiadri e piacevoli. La mia venerazione pel vero merito m’aveva fatto dimenticare tutto il passato, e credeva che le mie vicende dovessero aver fatto dimenticare anche a lui certa letteraria avversione. Gli apersi dunque tutto il mio core, gli chiesi colla maggior fiducia un consiglio. — Cercatevi un pane in Russia, in Inghilterra od in Francia — mi diceva ognor seccamente quell’eminente politico. — Ma l’imperatore m’ha promesso di richiamarmi. — L’imperatore vi mancherá di parola. — Ma il suo segretario m’ha scritto che attenda. — Il segretario è un buffone. — Ma l’onor mio, i miei nemici...