Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/256

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e quella di Petrarca il quarto. Gli feci ripetere la somma chiestami e gli contai sul fatto le trenta ghinee. Corse nella bottega, scrisse una ricevuta e me la portò sorridendo, pregandomi di spicciarmi. Quel sorriso, a dir il vero, mi fece un poco di paura; ma, quando guardai piú minutamente quelle scanzie, che non contenevano meno di sei o settecento volumi di varia forma, e che vidi i tesori che v’erano, quanto sorrisi aneli’io dell’ignoranza di quel libraio, altrettanto m’afflisse il vedere la deiezione in cui era in quel paese caduta la nostra letteratura. Per non intertenere in cose frivole il mio leggitore, non farò l’enumerazione dell’opere preziose che contenea quella stanza. Basterá dire che non mi fruttarono meno di quattrocento ghinee, quando le vendei nella mia bottega. Questo tratto novello della provvidenza creò mille speranze nel mio spirito, e mi fu di buon augurio per la riuscita del mio disegno favorito di tornar al lustro primiero la letteratura d’Italia, che piú non era nel pregio in cui esser soleva in quella nobilissima cittá ai tempi di Gray, di Spencer, di Dryden, del gran Milton e di tanti altri della bella scola dell’altissimo canto.

Andai allora a tutte le botteghe de’ librai di Londra, ove spesi l’altre trenta lire sterline, comperando degli ottimi libri, clic parimenti mi si vendettero a prezzi disfatti. Il primo di marzo dell’anno 1801 io aveva nella mia bottega novecento volumi d’ottimi libri, che giunsero presto al numero di mille e seicento, per altri acquisti fatti da me alle pubbliche vendite e per una buona partita di libri moderni, che capitò dall’Italia al signor Nardini, ch’egli non potè allora o non volle tenere per conto suo. V’era tra questi il Muratori, il Tiraboschi, il Fabroni ed il Signorelli, scrittori di sommo merito, che m’aiutaron a infiammar gli animi de’ piú svegliati ed eruditi inglesi colla lettura delle incomparabili loro opere, e tra gli altri i celebri e benemeriti Roscoe e Walker, a cui tanto deve la gloria letteraria d’Italia ed a’quali ho potuto io stesso somministrar molte opere nell’esecuzione della lor magnanima impresa.