Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/26

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di tante grandezze, non aveva donna trovata che non gli rifiutasse la mano, e questo per le deformitá del corpo non solo, ma per quelle ancora dell’animo. Parevami dunque d’essermi salvata da un naufragio o da un terremoto, e ne ringraziava di core la provvidenza. Non sapevamo però né io né il mio compagno a qual partito appigliarci, per assicurare la mia libertá e la mia pace. M’aveva ei giá data una borsa d’oro e una cassetta di gemme, che di mia madre state erano, e che l’infelice mio padre aveva, non so come, salvate e date alla mia nutrice per me, acconsentendo non solo, ma pregandola di fare quello che fece per liberarmi. Ma queste ricchezze erano alte piú tosto a discoprire ch’io era, che a tenermi celata. Sembrandomi dunque il soggiorno di Padova pericoloso, risolvemmo d’andare a Venezia, dove l’uso della maschera era comunissimo, onde m’era piú facile nascondermi. Mi procurai per maggior precauzione un abito da uomo, e presi nella solita barca di Padova il mio passaggio. Non v’eran che tre passeggeri quel giorno. Due donne di povera apparenza e un giovane signore, che, da’ titoli che gli davano i barcaiuoli, m’accorsi essere nobile. Le sue maniere erano gentili, la sua persona piacevole. Procurava parere ammalata, parlava pochissimo e mi teneva coperta la faccia, in modo da non poter essere ben veduta. Ad onta di questo, non eravamo stati due ore insieme, che sospettò del mio sesso e francamente mel disse. Il rossore della mia faccia e la confusione, che non seppi nascondere, accrebber i suoi sospetti e lo resero piú ardito. Ebbe per altro la discrezione eli parlar piano e di non far intendere alle due donne, ch’ivi erano, i suoi discorsi. Non trovando via da schermirmi, lo pregai di tacere e gli promisi che, arrivando a Venezia, appagherei la sua curiositá, almeno in parte. Mi fece capire frattanto essere egli della nobilissima famiglia Mocenigo, una delle prime di Venezia. Arrivati a questa cittá, volle accompagnarmi ad una locanda, dove, sedotta da qualche buona apparenza e piú dal bisogno che aveva di persona d’autoritá nelle circostanze in cui era, gli narrai parte subito, e pochi di dopo il rimanente delle mie avventure. In otto giorni la nostra pratica era un misto d’amicizia