Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/275

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mi costavano e per men della quarta parte di quello che valevano. Il danaro, ch’ei trasse da questa vendita, non bastò a ripagare tutto quello ch’aveva avanzato per me: ne prese allora altri mille volumi, ch’ebbero la medesima sorte de’ primi, che levarono il fiore di quel negozio e die non fecero altro bene che quello di ritardare per qualche tempo la mia intera caduta. Mentre io andavo vacillando per l’orribile percossa di questo colpo, un altro ne sopraggiunse, che crederei delitto tacere.

Il signor Nardini, socio, amico c compare mio, era entrato in un’operazione mercantile con un coito Cuthbert, da cui speravano e l’uno e l’altro degli immensi vantaggi. Avcano per tale effetto un agente in Roma, sulla cui onestá e intelligenza fondavano la loro fede. Non so qual ragione ebbero di chiamar in dubbio la fedeltá del sudetto agente: so che in un tratto cangiarmi linguaggio, e Cuthbert, assai piú scaltro di Nardini, dopo molti imbrogli, liti e minacce, propose di vendergli la sua parte, ed ei la projio.se a me, jier quel ch’io credo, innocentemente e con buona intenzione: ma io, che forse con trojijia facilitá mi lasciai persuadere, in brevissimo tempo mi ritrovai in un tale imbarazzo, che non mi fu jiossibile uscirne senza jierdite immense, che dojio la mia jiarienza da Londra furon seguite da quelle del frate! mio, cui le belle jiarole di quel furbo negoziante mostrarono facilmente lucciole jier lanterne. E lúr tali e tante le perdite di quel caro ed onesto giovine, che doj>o tutto mori, due anni soli dopo la mia partenza da Londra! Con tutti questi rovesci, il mio credito in piazza era ancor buono, le mie cambiali correvano e si scontavano facilmente ne’ banchi di Londra; e, come tutti gli imbrogli miei vernano da’ creditori di Taylor, cosi io era a un tempo medesimo e biasimato e compatito. Come [le^ò il numero de’ mici libri era sommamente diminuito, cosi risolsi di prendere un’altra casa a legione, che mi costasse assai meno, e di vedere se a jioco a jroco non m’era possibile di j^orre in nuovo sesto gli affari. Ma, appena io cominciava a pigliar fiato, le maladette sanguisughe forensi co’ lor subalterni e ministri mi saltavano addosso e ricader mi faceano nella desolazione.