Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/98

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letterati. Questa lettera, eh’io non mancai di portargli quando arrivai a Vienna, produsse, col tempo, degli ottimi e (Tetti per me, e fu la prima origine del favore ottenuto da me presso Giuseppe secondo. Non conoscendo i tedeschi, nc parlando bene la loro lingua, mi misi a praticare degl*italiani. Uno di questi era un soggetto colto, idolatra del Metastasio e buon improvvisatore. Parlògli di me e gli diede da leggere certi versi, che per suo desiderio dedicato aveva e composto per nobilissimo signore tedesco, cui egli trattava familiarmente. Mostrò quindi quel gran poeta piacer di conoscermi. Si pensi quanto maggiore fu il mio di conoscer lui! Gli fui presentato dal nuovo amico, ed egli mi accolse con quella urbanitá e quella grazia, ch’era propria di lui e che caratterizza gli scritti suoi. Mi parlò sul fatto de* versi che avea veduti, e non isdegnò di leggere egli medesimo alla dotta assemblea, ch’ogni sera in sua casa soleva adunarsi, tutti 1 seguenti, che erano il cominciamento di quel poemetto e ch’io sempre ritenni c riterrò a mente, come un monumento prezioso: Filemone e Bauci Era Bauci una ninfa, a cui non nacque altra pari in bellezza a’tempi suoi; e al pastor Filemon piacque ella tanto, quanto il bel pastorello a lei piacea. Tacque da pria sul timidetto labbro l’alterna fiamma, lungamente chiusa ne’semplicetti petti: alfine, un varco ritrovando negli occhi, ivi appario, quanto celata piú, tanto piú bella. Piacque a Imeneo quel foco, e ad essi il foco piacque pur d’hneneo, che in aureo nodo distrinse i cor de’ giovanetti amanti. Ma non estinse mai Connubio o Tempo di lor foco una dramma: ogni momento il piú dolce parea de’ loro amori. Un concorde voler, un genio stesso animava i lor cori; ed in costanza