Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/12

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pretesti per trattenermi. Per meglio riuscirvi andò a prendere la bottiglia, bevve alla mia «buona salute», volle ch’io beessi alla sua, e dopo qualche minuto, ansando e di sudor grondante, il suo scrivano ricompari. Mi disse allora che non restava che da me rimanere od andarmene. Mi stese la mano, gliela strinsi e partii. Io non aveva ancor fatti quaranta passi, quando udii una mano pesante battermi la spalla e gridar con voce stentorea: — Siete mio prigioniero ! — Mi volgo, e vedo che lo sbirro, che m’arrestava, era lo scrivanello del generoso ospite dal mal pranzo. Gli chiesi chi era e che chiedeva da me. — Io sono — rispose — un deputato dello scerifo: le domando centocinquanta piastre, che Ella deve al signor Giovanni Makinly, o una guarentia di due persone possidenti per la sua comparsa a’ dovuti tempi. E, se non può far l’una o l’altra di queste due cose, si compiacerá di venir con me fino alle prigioni. — Ho detto che non farei comenti alla storia, e non ne farò : li fará per me chi mi legge. Deposi alcuni oggetti di valore nelle mani de’ signori Bradhurst e Field, rispettabili droghieri di New-York; diedero per me guarentia, e pochi di dopo pagai a colui centoventi piastre, che era tutto quello che gli dovea. Noi vidi e non udii novella di lui per piú di quattro anni. Un giorno però lessi questo paragrafo in un giornale. «Giovanni Makinly mori a Savannah ieri mattina d’un colpo di fulmine». Non farò comenti nemmeno a questo !

Tornato a Elizabeth Town, quel pranzo e quella bottiglia irlandese mi diedero una indigestione tanto terribile, che non volli piú udir parlar di commercio. Vendei alla meglio le mercatanzie che mi rimanevano, e mi posi a pagar i miei debiti; e, perché il prodotto di quelle non bastava a pagar tutti, vendei la casuccia ed il campicello, che sperava dover prestare un asilo di pace a’ miei vecchi giorni, disposi d’alcuni oggetti che servian d’ornamento alla casa o ad alcuno della famiglia, e dal primo di decembre al primo di gennaio ebbi la soddisfazione di pagar tremilaquattrocento piastre a’ miei creditori. Cosi all’anno sessantesimo di mia vita non esitai un sol momento a spogliarmi di tutto, per pagar non i miei propri debiti, ma quelli d’un