Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/126

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Ma l’arrivo suo tardò tanto, che tutti gli amatori di musica si burlavan di me e non lasciavan córrer occasione di pungermi e motteggiarmi. Una mattina, in cui leggevamo il canto vigesimottavo del Purgatorio , la damigella, cui toccò leggere quella bella terzina che dice: una donna soletta che sí giá cantando ed iscegliendo fior da fiore, interruppe quella lettura, e scherzosamente mi disse: —Signor Da Ponte, non sarebbe vostra nipote questa cantante che coglie fiori?—Io, che tanto aspettava allora la sua venuta quanto di trovar al buio una perla: — Non si faccia beffe — soggiunsi: — la mia nipotina verrá. — Ma quando, quando? — replicarono tutte l’altre. —Quando verrá? Verrá oggi—replicai io. Parlai veramente in ispirito di profezia. Perché, appena aveva terminata la frase, che una sonora picchiata alla porta della casa mi fece correre alla finestra, di dove vidi il signor A***, che con lietissima faccia mi disse queste sole parole: — Sono partiti. — Discendo precipitevolmente dalla scala, al piede della quale quel signore m’incontra e mi porge una lettera del mio angelo triestino, nella quale l’arrivo di mio fratello con sua figlia Giulietta a Trieste e la lor sollecita partenza per New-York definitivamente m’annunzia. Si converti in un universale tripudio di allegrezza la lezione di quella mattina, e qual fosse la mia e quella di tutti i miei non si potrebbe per alcun immaginare, nonché descrivere. Un uomo, che avea giá passato l’anno ottantesimo d’una travagliatissima vita; che per piú di trenta anni non aveva avuto il conforto di veder alcuno de’suoi; con un core tenero, affettuoso, sincero, e quasi fuori d’ogni speranza di tanto bene: qual genere, qual eccesso di consolazione sentir non doveva alla improvvisa novella deH’avvicinamento d’un fratello, che solo b) ancora gli rimaneva, che avea fin da’piú (i) Si vuole che un altro fratello mio viva in America; ma, s’ancora vivesse, avrebbe risposto alle lettere che gli scrissi. Non avendolo fatto, o non vive piú, o non dee essere mio fratello.