Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/188

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anni le lettere italiane con me; e d’alcuni eziandio, che vissero molti anni nella mia casa, a solo oggetto di famigliarizzarsi colla nostra lingua e co’ nostri autori. Ma i progressi di tali allievi non sono niente in confronto di quelli che fecero, in settantadue sole lezioni, gli studenti della mia triplice classe, ed in particolaritá un buon numero di nobilissime damigelle, i cui rispettabili nomi non m’è permesso di palesare. E, per maggior maraviglia, sappia, signore, che queste medesime damigelle, mentre s’esercitavano nell’italiano con me, studiavano, e non senza buon frutto, anche lo spagnuolo e il francese con altri due precettori. Ella può indovinare la causa per cui presi queste due lingue come ausiliarie moderne della sorella primogenita, sfortunatamente men conosciuta e alle due cadette posposta in America! Quello ch’Ella ha udito dire de’ miei allievi è in tutti i modi verissimo. M’onorano questi della loro stima e del loro affetto, e, se dipendesse da loro decretarmi la vita, io credo che vivrei piu che Nestore. Fu questa loro benevolenza, fu la speranza di piacer a lei nello stabilimento della letteratura italiana, ch’Ella tanto ama, protegge ed illustra, che mi fecero studiar tutti i mezzi per la sua esaltazione in America, e che mi diedero coraggio e vigore di resistere a mille ostacoli, e sopratutto ad invidia, nemica di virtude, che a’ bei principi volentier contrasta.

Io vedo ben vicino il porto, ma non vi sono ancora rientrato. Ho bisogno d’un’aura favorevole alla mia vecchia navicella, e spero trovarla nelle due lettere ch’Ella s’è degnata di scrivermi. Spero che non le dispiacerá eh’ io le pubblichi, e eh’ io faccia conoscere, per due monumenti di peso e d’autoritá incomparabile (ché tali si credono anche qui le lettere del mio signore), di che lega è il metallo di cui intendo innalzare il mio letterario edilízio ! Io le mandai giá il catalogo de’libri, che, non senza molto dispendio e fatica, mi venne fatto di raccogliere in dodici anni di cure. Ne ricevei ultimamente dall’Italia altri seicento volumi, parte de’ quali Ella troverá in un’appendice che le acchiudo, e ne aspetto altri trecento da Milano e Firenze, all’arrivo de’ quali credo che potrò dire coraggiosamente : Ogni bel fior d’Italia è qui raccolto !