Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/195

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perfetto gusto del bello; e in pochi mesi, per questo mezzo, non parlavasi se non in italiano da tutti. Questi miei nuovi ospiti (io n’ebbi sette il primo anno), ora per loro proprio diletto ed ora per fare piacere a me, parlavano italiano anche fuori; e la facilitá d’esprimersi divenne quindi maggiore e piú generale. Fu verso questo tempo che, al leggere di certa diatriba dell’avvocato Philips contra l’Italia, mi sentii arder l’anima da tanto sdegno, che non potei trattenermi dal prendere la difesa di quella nazione, di cui con tanta fatica e sollecitudine cercava d’introdurre e di rendere familiare la lingua. Scrissi perciò senza indugi e recitai a un’assemblea di duecento persone un Discorso apologetico a difesa della mia patria, che, sebbene ingrata e crudel matrigna per me, io amai ed amerò sempre col piú tenero affetto di figlio, fino agli ultimi momenti di vita. Se non per l’eccellenza dell’opera, per la mia onorata intenzione almeno, e per tutto quello cii’io prima aveva fatto a decoro d’Italia in America, pareva che i miei compatriota serbar dovessero per me qualche sentimento di benevolenza e di gratitudine. Questa bella virtú però io la trovai molto raramente a riguardo mio tra i miei cari italiani, tra quelli, massimamente, che usciti erano da’ loro paesi e con cui ebbi il cattivo destino d’incontrarmi. E, se la caritá del natio loco non me lo vietasse, oh quai parole di fele e d’assenzio non trarrebbero dal mio labbro le insidie, le persecuzioni e le ingiurie, che toccommi soffrire nelle mie lunghe peregrinazioni, da quelli precipuamente, a cui, quando poteva, feci del bene, e la cui patria fu esaltata, difesa e renduta, se non piú pregevole, certo piú nota, tanto per la puritá de’ miei principi che per l’esercizio de’ pochi talenti che a Dio piacque concedermi. Ma io scrivo adesso la storia della letteratura italiana in New-York, non iscrivo la mia; e non direi ora alcuna di queste cose, se non avessero qualche relazione con questa letteratura medesima. Come, generalmente, verso il cominciamento della state una gran parte delle famiglie lascia la cittá per andarsene alle loro campagne; cosí, trovandomi, al mese di giugno del medesimo anno, poco impiegato co’ miei scolari, mi credei obbligato di