Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/205

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And as he has, more than once, intimated thè extreme difficulty of forming a certain estimate of foreígn lite nature, and especially of thè Ilalian...

Due cose dunque son ora obbligato e prometto di provare e coll’autoritá e colla ragione. Prima: esser cosa difficile il giudicare delle vere bellezze d’una letteratura straniera ; secondo : esser difficilissima il giudicare di quelle della italiana. In due sole maniere uno può giudicare di tutte le cose : o per quello ch’ode dagli altri, o per quello che vede egli stesso. Un cieco non giudica de’colori, né un sordo de’suoni; ma un cieco potrá dire: — Questo è verde, questo è rosso, questo è turchino; — e un sordo: —Questa musica è in chiave di befá, questo è il suono d’un violino, questa è la voce d’un uomo, — se altro non fará che ripetere quello che gli altri gli dicono. La medesima cosa nasce in fatto di letteratura. Nel primo caso, poco, anzi niente importa ch’uno sia dotto nell’idioma del quale giudica. Fa come dicesi che facesse una gran principessa, la quale, mancando di certa finezza d’orecchio per sentir le bellezze della musica, teneva sempre un confidente al suo lato, che la tentava di costa o di piede; e il tocco di costa voleva dire «Bellissima!», quello del piede significava «Non vai molto»; e allora la principessa o batteva le mani, come segno d’approvazione, o si metteva a leggere un libro, e questo significava il contrario. Tutto consiste nella scelta del confidente. Perché chi sceglie Boileau, Johnson o Addison o altri de hoc grege , parlerá o scriverá com’essi ; e chi sceglie Ginguené, Roscoe, Mathias o altri sapienti e spregiudicati com’essi, parlerá e scriverá in un sermone tutto diverso. La mia sentenza però non cade su questa classe di giudici, ma su quella si, che giudica per quello che vede le cose da se medesima. Ed è parlando di questa classe, che il nostro coltissimo Pignoni, della cui autoritá or mi servo per il mio assunto, s’esprime cosí in una controversia di simil genere col signor Roscoe. «Un forestiere — disse il Pignotti, — per quanto bene possieda una lingua non sua, difficilmente può conoscerne le bellezze poetiche».