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Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/317

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Marchesan, p. 488). — La «Profezia di Dante» tradotta in terza rima (II, 60) fu pubblicata parimente nel 1821 presso R. and W. A. Bartow di New-York (Marchesan, p. 487): ristampata nel 1821, con nuove poesie originali , dall’autore presso Gray e Bunce (gli stessi stampatori della prima edizione delle Memorie) e nell’ultimo volumetto della seconda edizione delle Memorie e nelle sue ristampe, fu poi ripubblicata dal Bernardi (pp. 243-74). — Il Catalogo ragionalo de’ libri che si trovano al negozio di Lorenzo e Carlo D. P. (II, 63) è del 1823 (Marchesan, p. 488): anno in cui il D. F..pubblicò anche la prima edizione della Storia della letteratura italiana a New- York, e détte inizio alla stampa della ijcuxxa. edÀ7ÀQ«.e delle Memorie (si veda, sopra, p. Effettivamente intorno a quel catalogo egli aveva incominciato a lavorare fin da quando si trovava a Sunbury, poiché giá dal 1818 ne annunziava, a Filadelfia, la pubblicazione (lettera al Colombo del 24 settembre 1818, in Bernardi, p. 181). — Della dimora del dr. Giuseppe Gherardi in casa del D. P. (11,65) discorre anche il Montani ne;V Antologia (fase. 88, p. 80), ove (pp. 78-9), vien pubblicato un frammento di lettera del D. P. al medesimo Gherardi a proposito del Foscarini di Giambattista Niccolini, in onore del quale il nostro autore si proponeva di far coniare una medaglia d’argento a New-York. E fu proprio il Gherardi che fece leggere al Montani, ma soltanto nel 1828, sia la traduzione della Profezia di Dante , sia la prima ediz. delle Memorie (Antologia , fase. 88, p. 80). — L’affermazione del D. P. (II, 70) che il Casanova, durante il suo ultimo soggiorno viennese, (1784-5) attingesse alla borsa di Giacometto Foscarini detto il «zotto» (1768-1814), figliuolo dell’ambasciatore veneto Sebastiano (Molmenti, Cari, cas., I. 24 n), e a quella dell’abate lucchese Eusebio della Lena (1747-1818), è perfettamente credibile. Sembra infatti che il Casanova non fosse del tutto estraneo a una faccenda di cambiali false o certamente usurarie, che l’avventuriero francese Luigi Boisson de Quincy era riuscito a strappare a quel degenerato del Foscarini (Andrea Memmo al C., 22 sett. 1788 e Casanova al De Cobalto, 7 giugno 1788, in Moi.menti, Cari, cas., I, 296-7, 22-3; nonché Zaguri al Cas., lettere varie del 1788, in Molmenti, Lett. d. Zag., pp. 31-5); né mancan certo richieste di prestiti nelle poche lettere a noi pervenute del Cas. al Della Lena (Molmenti, Cari, cas., I, 81-3), il quale, per altro, serbò sempre con l’avventuriero relazioni assai cordiali, e andò due volte, nel 1792 e nel 1796, a trovarlo a Dux (Ravá, p. 272, n. 5). Probabilissimo anche il grazioso aneddoto del «Cur, quomodo, quando» (II, 70-1); ma perché esso poi dovrebbe far revocare in dubbio (II, 69) la risposta che nei Mèmoires (II, 390, e cfr. Vili, 444) il Cas. dice d’aver data a Giuseppe II, e che in fondo si riduce semplicemente a questo: che, avendogli l’imperatore manifestato il suo disprezzo per coloro che comprano la nobiltá, l’avventuriero prorompesse nell’uscita: — «Mais quoi penser de ceux qui la vendeni?» — L’articolista del North American review, di cui il D. P. parla con cosí fatua altezzositá