Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/38

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tante calamitá e persecuzioni, avea potuto entrar nella mia nuova casa, empier la bottega di mercanzie, pagar o assicurar i pagamenti a’ creditori piú timidi, somministrare del grano a due diversi distillatori e ricuperar un buon credito. Io gioiva in me stesso d’aver trionfato alfine di tanti nemici: ma poco sapeva allora che, uscito dall’acqua, non faceva che correre al foco, in cui mi sforzava a tutto potere di precipitare. Vía la mano invisibile, che venne tant’altre volte al soccorso mio, liberommi anche questa dalle fauci di leoni e di dragoni, e compensò la sofferenza e il coraggio mio con un de’ piú dolci e desiderabili avvenimenti della mia vita. Fúr le tribulazioni di Sunbury che mi hanno ricondotto per vie mirabili alla cara e da me ognor benedetta cittá di New-York; e quai furon, e per gii altri e per me, gli effetti felici del mio ritorno, vedrassi (con gioia il dico) nel rimanente di questo volume. Terminiam la storia di Sunbury.

Erano in questo stato di risorgimento gli affari miei, quando quell’avvocato medesimo annunziò per una seconda volta la vendita della mia casa. Questa novella atterri piú che prima i miei mercadanti, uno massimamente, a cui io doveva seicento ottanta piastre. Io aveva molta parzialitá per lui. Udendolo inquieto, volai a Filadelfia e procurai di persuaderlo ch’io aveva abbastanza da pagar tutti, ma che egli ad ogni modo sarebbe l’ultimo a perdere un soldo con me. Parve soddisfatto, mi compati, mi lodò e mi promise assistenza. Io era tanto sicuro della sua amicizia e della bontá del suo cuore, che lo pregai di vedere tutti quelli, a cui io doveva qualche danaro, e procurar di tranquillarli. Mi servi puntualmente! Partendo da me, mi promise di rivedermi il seguente giorno; ma, invece di ciò, andò immediatamente da un negoziante, a cui io doveva circa cento lire, lo consigliò d’arrestarmi, gl’insegnò il loco di mia dimora, e parti per Sunbury, dove, mentre io sarei stato nelle prigioni di Filadelfia, in virtú di certo stror^ento giudiziario ch’io gli avea dato, sperava aver l’agio d’impossessarsi di tutto il mio. Adottossi il suo consiglio: verso le cinque della sera fui nella mia casa arrestato. Corsi da vari conoscenti ed amici per