Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/9

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arruffatosi co’ gatti piuttosto che una gallina bollita. Lasciai che i miei due compagni gavazzassero in quegli appetitosi manicaretti, ed io abbrancai un gran pezzo di cacio inglese, che per buona ventura stava alla destra mia, e ne feci il mio desinare. 11 signor Abissai Haydn, cosí chiamavasi il capitano, mi guardava un poco in cagnesco, sbadigliava e taceva : accorgendosi intanto che una bottiglia di vino era presso di me, temendo ch’usassi di quella come usato avea del formaggio, La bocca sollevò dal fiero pasto, s’alzò dal loco dove sedea, si mise tra le branche quella bottiglia, ne trasse il turacciolo, ne die’ un bicchierino a me, un altro al socio mugnaio, riturò la bottiglia, la chiuse a chiave, e zufolando parti.

Questo fu il modo con cui mi trattò press’a poco per tutta quella doppia quaresima questo feritor di balene; senonché, invece di brodo di castagne o di polli-corvi, compariva ogni giorno o un pezzo di carne secca o una fetta di porco salato, la cui sola vista avrebbe bastato a far che scappasse la fame al conte Ugolino. Per colmo de’ mali, non avendo io portato un letto con me, mi toccò farmi una specie di cuccia delle camice e degli abiti eh’avea meco recati, per non adagiar le mie vecchie membra sul duro legno d’una nicchia strettissima, su cui anche con materassi e origlieri mai si riposa. Ad onta di questi malanni, la mattina del quarto giorno di giugno arrivai sano e salvo a Filadelfia. Corsi alla casa del capitano Collet, che condotto aveva in America la mia famiglia, ove seppi ch’erasi stabilita a New-York. Verso le due ore partii, e giunsi la mattina seguente a quella cittá verso il levar del sole. Io sapeva il nome della strada, ma non qual fosse il numero della casa dove abitavano i miei. Inoltratomi in quella strada un poco, picchiai a una porta per informarmene, e, per un bizzarro e piacevole accidente, quella era la casa in cui alloggiavano. Non occorre dire come fui ricevuto. Avevano giá incominciato a temer d’un naufragio, per la straordinaria lunghezza del mio passaggio, e piú ancora per gli pericoli assai