Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/92

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esser dovesse un punto di appoggio al mio stabilimento. In un volumetto, che intitolai Storia detta letteratura italiana in NewYork e che pubblicai colle stampe l’anno 1827, narrai per esteso le strade che presi e i mezzi che adoperai per alzare ed eternare nelle sacre sue mura un monumento glorioso alle nostre lettere: narrai che, a facilitarne l’esecuzione, vi deposi io medesimo un certo numero di volumi, in quelli impiegando tutto il danaro che ventotto alunni di quel Collegio a me diedero per le lezioni di dieci mesi, e come poi mi venne fatto, per l’influenza de’ miei due nobilissimi allievi Carlo Clemente Moore ed Enrico Anderson, di aggiungere a’ volumi depositati da me molte altre belle opere, a spese del Collegio stesso acquistate: di maniera che piú di settecento scelti volumi ora trovanvisi, ove all’arrivo mio altro non vi si trovava che un vecchio, sdrucito e tarlato Boccaccio. Ma, per mio soijimo rammarico, fu questo un foco di paglia, e il poco effetto delle mie cure a rinunziare m’indusse allo spezioso titolo di professore, che accordato m’avevano, e insieme ad ogni speranza di veder riuscire in quell’istituto il disegno mio. Siccome però abbiam un proverbio che dice «Semel abbas semper abbas», cosí seguitavano tutti a onorarmi col titolo di «signor professore», e gli alunni di quello invitarono anche me a certo pranzo annuale, ove e alunni e professori convengono. Essend’io quella mattina di buon umore, invece d’andarvi, mandai agli invitatori questo ghiribizzo latino che fece ridere. Sum pastor sine ovibus, aralor sine bovibus, hortulus sine fiore, lychnus sine splendore, campus sine frumento, crumena sine argento , novitá sine navibus, ianua sine clavibus, arbustus sine foliis, taberna sine doliis, Olympus sine stellis,