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162 | giulio verne |
piacere, ed allore ho annuito. Dunque, ascoltatemi colle vostre seicentomila orecchie, e vogliate scusare gli errori dell’autore ».
Questo esordio, fatto così alla libera, piacque assai agli astanti, che espressero la loro soddisfazione con un immenso mormorio di approvazione.
« Signori, diss’egli, nessun segno d’approvazione o di riprovazione qui è proibito. Ci siamo intesi e comincio. E innanzi tutto, non dimenticatelo, voi avete da fare con un ignorante; ma la sua ignoranza si spinge tant’oltre, ch’egli perfino ignora le difficoltà. Gli è dunque sembrato fosse cosa semplice, naturale, facile, il pigliar posto in un proiettile e partire per la Luna. Tal viaggio tosto o tardi doveva farsi, e quanto al modo di locomozione adottato, esso segue semplicemente la legge del progresso. L’uomo ha cominciato col viaggiare a quattro zampe, poi un bel giorno, su due piedi, poi in carretta, poi in cocchio, poi in biroccio, poi in diligenza, poi in istrada ferrata; ebbene! il proiettile è la carrozza dell’avvenire, e, a dirla, i pianeti non sono che proiettili, semplici palle da cannone lanciate dalla mano del Creatore. Ma ritorniamo al nostro veicolo. Taluno tra voi, signori, ha potuto credere che la velocità impressa a quello è eccessiva; non è vero; tutti gli astri sono superiori in rapidità, e la Terra stessa, nel suo movimento di traslazione intorno al sole, corre con tripla veemenza. Eccovi alcuni esempi. Soltanto io chiedo licenza di esprimermi in leghe, perchè le misure americane non mi sono molto famigliari, e temerei d’imbrogliarmi ne’ calcoli ».