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Pagina:Dalla Terra alla Luna.djvu/163

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dalla terra alla luna 163

La domanda parve semplicissima e non trovò opposizione.

L’oratore ripigliò il suo discorso.

« Ecco, signori, la velocità dei diversi pianeti. Io sono costretto di confessare che, a malgrado la mia ignoranza, conosco esattamente questo piccolo particolare astronomico; ma prima di due minuti voi sarete dotti al pari di me. Sappiate dunque che Nettuno fa cinquemila leghe all’ora, Urano settemila, Saturno ottomila e ottocentoquarantotto, Giove undicimila e seicentosettantacinque, Marte ventiduemila e undici, la Terra ventisettemila e cinquecento, Venere trentaduemila e centonovanta, Mercurio cinquantaduemila e cinquecentoventi, certe comete un milione e quattrocento mila leghe nel loro perielio! Quanto a noi, veri buontemponi, gente che ha pochissima fretta, la nostra velocità non oltrepasserà novemila e novecento leghe, ed andrà sempre scemando! Domando a voi se c’è da andare in estasi, e se non è evidente che tutto ciò verrà superato un bel giorno da velocità maggiori, i cui agenti meccanici saranno probabilmente la luce o l’elettricità? »

Parve che nessuno ponesse in dubbio l’affermazione di Michele Ardan.

« Miei cari uditori, ei riprese, se vuolsi prestar fede a certe menti ristrette, — è il qualificativo che solo calza, — l’umanità sarebbe rinchiusa in un cerchio di Popilius che non potrebbe varcare, e condannata a vegetare sopra questo globo senza potersi mai slanciare negli spazî planetari! Niente affatto! Si andarà dalla Luna, si an- -