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Pagina:Dalla Terra alla Luna.djvu/20

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20 giulio verne

dopo 19 giorni di viaggio. Questa corsa, al pari de’ precedenti tentativi, era semplicemente immaginaria, ma fu l’opera di uno scrittore popolare in America, di un ingegno bizzarro e contemplativo. Ho nominato Poë!

— Viva Edgardo Poë! esclamò all’unisono l’adunanza, infervorata dalle parole del suo presidente.

— Ho finito, riprese Barbicane, con questi tentativi, che chiamerò puramente letterarî, e perfettamente insufficienti per istabilire serie relazioni coll’astro delle notti. Però devo aggiungere che alcune menti pratiche tentarono di mettersi in seria comunicazione con esso. Così, alcuni anni or sono, un geometra tedesco propose di mandare una commissione di dotti nelle steppe della Siberia. Quivi, su estese pianure, dovevansi stabilire immense figure geometriche, disegnate col mezzo di riflettori luminosi, fra i quali il quadrato dell’ipotenusa, volgarmente chiamato il Pont aux ânes dai francesi. Qualsiasi essere intelligente, diceva il geometra, deve comprendere la destinazione scientifica di questa figura. I Luniti1, se esistono, risponderanno con una figura simile, e una volta stabilita la comunicazione, sarà facile il creare un alfabeto che permetterà d’intrattenersi cogli abitanti della luna. » Così diceva il geometra tedesco, ma il suo piano non fu mandato ad esecuzione, nè finora nessun legame diretto è esistito fra la terra e il suo satellite. Ma è riserbato al genio pratico degli Ame-



  1. Abitanti della Luna