Pagina:Dalla Terra alla Luna.djvu/252

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252 giulio verne

za! Grazie al coraggio ed al sacrificio di tre uomini, l’impresa, futile in apparenza, di mandare una palla nella Luna aveva ottenuto un immenso risultato, le cui conseguenze sono incalcolabili. I viaggiatori imprigionati in un nuovo satellite, se non avevano raggiunta la meta, facevano almeno parte del mondo lunare; essi gravitavano intorno all’astro delle notti, e, per la prima volta, l’occhio poteva penetrarne tutti i misteri. I nomi di Nicholl, di Barbicane, di Michele Ardan dovranno dunque essere per sempre celebri nei fasti astronomici, poichè questi arditi esploratori, bramosi d’allargare la cerchia delle umane cognizioni, si sono audacemente lanciati attraverso lo spazio ed hanno posto in non cale la loro vita nel più bizzarro tentativo dei tempi moderni.

Checchè ne sia, conosciuta la nota di Long’s-Peak, ci fu nell’intero universo un sentimento di sorpresa e di’ spavento. Era possibile di portare aiuto a quegli arditi abitanti della Terra? No, senza dubbio, chè eransi posti al di fuori dell’umanità, oltrepassando i limiti imposti da Dio alle creature terrestri. Essi potevano procurarsi l’aria per due mesi. Avevano viveri per un anno. Ma dopo?... I cuori più sensitivi palpitavano a questa terribile domanda.

Un sol uomo non voleva ammettere che la situazione fosse disperata. Uno solo viveva fiducioso, ed era il loro amico devoto, audace e risoluto al pari di loro, il bravo J. T. Maston.

D’altra parte e’ non li perdeva di vista. Il suo domicilio fu da quel giorno l’Osservatorio di Long's-