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dalla terra alla luna | 43 |
faccia, e tuttavia il suo diametro è di duemila e centocinquanta miglia1, la sua superficie è la tredicesima parte della superficie del globo2, il suo volume la quarantanovesima parte del volume della sferoide terrestre! ma nessuno de’ suoi segreti poteva sfuggire all’occhio degli astronomi, e questi scienziati portarono ancora più lungi le loro prodigiose osservazioni.
E però osservarono che, durante il plenilunio, il disco mostravasi in certe parti rigato di linee bianche, e durante le fasi rigato di linee nere. Studiando con maggior precisione, giunsero a rendersi esatto conto della natura di queste linee. Erano solchi lunghi e stretti, scavati fra orli paralleli che generalmente mettevano capo ai contorni dei crateri; avevano una lunghezza compresa fra dieci e cento miglia ed una larghezza di ottocento tese. Gli astronomi le chiamarono scanalature, ma tutto ciò che essi seppero fare fu di così chiamarle.
Quanto al sapere se tali scanalature fossero letti disseccati di antichi fiumi o no, non poterono asseverarlo in modo completo. Laonde gli Americani speravano di poter ben determinare un giorno o l’altro questo fatto geologico. Essi riserbavansi parimenti di riconoscere questa serie di bastioni paralleli scoperti alla superficie della Luna da Gruithuysen, dotto professore di Monaco, che la considerò come un sistema di fortificazioni innalzate dagli ingegneri seleniti. Questi due punti ancora oscuri, e