Pagina:Dalla Terra alla Luna.djvu/6

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6 giulio verne

e i nomi di costoro apparivano registrati sul libro d’onore del Gun-Club, e quelli che ritornarono, per la maggior parte portavano i segni della loro indiscutibile intrepidezza. Grucce, gambe di legno, braccia finte, mani a molla, mascelle di gomma, cranî d’argento, naso di platino, nulla mancava alla collezione, ed il suddetto Piteairn calcolò parimenti che, nel Gun-Club, non v’era precisamente un braccio per quattro persone, nè due gambe per sei.

Ma questi valenti artiglieri non guardavano tanto pel sottile, ed a buon diritto andavano orgogliosi quando il bollettino di una battaglia portava un numero di vittime decuplo delle quantità di proiettili impiegati.

Un giorno poi, giorno tristo e malaugurato, la pace fu sottoscritta fra i sopravvissuti alla guerra, le detonazioni cessarono a poco a poco, i mortai tacquero, gli obici tappati per molto tempo ed i cannoni a testa bassa fecero ritorno agli arsenali, le palle ammucchiaronsi nei parchi, i ricordi sanguinosi impallidirono, le piante di cotone crebbero a meraviglia sovra i campi abbondantemente ingrassati, gli abiti del corrotto finirono di sdruscirsi col dolore, ed il Gun-Club rimase immerso in profondo ozio.

Certi zappatori dell’umanità e lavoratori accaniti dedicavansi ancora indefessamente a calcoli di balistica. Sempre sognavano bombe gigantesche ed obici incomparabili. Ma, senza la pratica, a che tante vane teorie? Anche le sale facevansi deserte, i servi dormivano nelle anticamere, i giornali in- <references>