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silvio ceccato xv

ta”. Siamo giunti così al “singolare”, del quale impropriamente si dirà “uno solo”. Una successione che inverta l'ordine degli elementi combinati dà luogo al “plurale”: (S + S) + S + (S + S).

Stiamo avvicinandoci al numero.

Non dovrebbe essere difficile accorgersi di che cosa avvenga se, per esempio, prima guardiamo il disegno vedendo “un” albero, cioè un singolare, eseguendo appunto, oltre alle operazioni percettive che lo costituiscono, compreso il suo isolamento dall'aria e dalla carta, quelle dell'“oggetto”; e dopo vogliamo vederlo come unità numerica, come “1”. Il singolare viene ripetuto: [S + (S + S) + S] + [S + (S + S) + S].

Né si potrà avere un qualsiasi numero se non con la ripetizione del singolare, e quindi con la singolarità e la ripetizione quali elementi costitutivi, a cominciare dalla prima ripetizione, quella dell'“1”. Dalla ripetizione consegue fra l'altro che, se la numerazione è applicata, le cose contate siano tutte eguali fra loro, la stessa eguaglianza non essendo altro che un confronto che si conclude con la singolarità. Andrà bene, ripetiamo, per gli alberi, ed anche per i vizi e le virtù, gli dei e gli uomini, ecc. ecc, ma non per 1 albero + 1 vizio.

Ne consegue la sciocchezza di chiedersi quanti siano i numeri e quella di dare un numero ai numeri! Essi provengono dalla ripetizione e questa non è numerica. Chi vuole il numero “infinito” confonde l'operare in corso con i suoi risultati, una volta arrestato.

Quando l'umanità nella filogenesi cominciò ad eseguire queste operazioni, e quando il bambino comin-