Pagina:Dalle dita al calcolatore.djvu/283

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2. il problema 261

 Ovviamente, però, il valore del discorso dipende da come il tempo così liberato viene utilizzato. L’individuo può impiegarlo per sviluppare un uso più intelligente e creativo delle proprie capacità personali. È però anche possibile che si arrivi solo a una dilatazione della necessità di “ammazzare il tempo”, quello liberato, che già affligge la nostra società. Le passate esperienze in questa direzione non sono molto entusiasmanti.

È pensabile che l’effetto sia una situazione nella quale un gruppo di individui abbia la possibilità di sviluppare le proprie capacità in maniera notevolissima, mentre la maggioranza regredisce; oppure che le potenzialità liberate portino a un ulteriore aumento delle capacità produttive, mantenendo invariato l’impegno richiesto a ogni individuo, o ancora che si sviluppi una situazione che comprenda parzialmente tutte le ipotesi citate e altre ancora; è comunque molto difficile azzardare previsioni, perché le variabili in questione sono troppe.

I problemi che abbiamo sollevato richiedono, per essere affrontati correttamente, un amalgama di riflessioni generali e specifiche. Dobbiamo considerare che, accanto all’incredibile aumento della potenza di calcolo e di comprensione, abbiamo avuto negli anni che vanno dall’Ottocento ad oggi anche un incremento notevolissimo della disponibilità di energia, della capacità di usare questa energia per intervenire sull’ambiente, e della capacità produttiva in generale. Tutto ciò fornisce ulteriori elementi per comporre il quadro globale della realtà in cui ci muoviamo.

La trasformazione in atto può avere valenze individuali e sociali molto diverse. Come abbiamo visto, alcuni traggono dalle nuove tecnologie innumerevoli vantaggi e occasioni favorevoli per consolidare il proprio potere e influenzare con maggior forza la realtà circostante. Altri invece (ed è probabile che siano in maggioranza) non sapranno o non vorranno volgere a