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12 i. dal corpo al numero

fermano tali limiti nel possesso dei numeri: termini chiari per indicare 1 e 2; possibilità di enunciare il 3 secondo la forma “due e uno”, e il 4 con “due e due”; esistenza di un termine dal significato generico di “molti”. Questo si riscontra in Africa, in Oceania e in America.

I Nambikwara, servendosi delle mani, rappresentano il numero 1 tenendo il pollice destro sollevato, mentre con la sinistra tengono abbassate tutte le altre dita. Per il 2 sollevano solo l’indice ed il medio; il 3 è rappresentato dal solo anulare disteso. Possiedono anche un termine per indicare il paio (ba). Ovviamente non possiedono la scrittura e nemmeno una forma grafica per esprimere i numeri.

Nella vita pratica, per le indicazioni numeriche ricorrono anche alla ripetizione della parola indicante la cosa o l’evento. A un tizio che ha la malaugurata idea di sottrarre la moglie ad un altro, si consiglia di sparire dalla circolazione per un bel po’ di tempo in questi termini: “Quando finirà questa luna, e quella, e quella, e quella, e quella, e quella, e quella, e quella, e quella, allora, quella potrai tornare” 1d. L’autore non precisa se le enumerazioni sono accompagnate da indicazioni concrete sulle dita o in altro modo.

Se per i Nambikwara la situazione è quella appena descritta, altri viaggiatori e missionari rilevano situazioni altrettanto desolate in altri angoli della terra.

“Presso i Namaqua, se si tratta di calcolare, è estremamente difficile far comprendere qualcosa ai bambini, mentre si mostrano maestri per tutto ciò che si può imparare meccanicamente e che non esige né pensiero né riflessione” 2a.

“Conoscete il labirinto dell’aritmetica inglese, col suo sistema antiquato... di pesi e misure? I nostri ragazzi zambesiani ci provano gusto. Parlate loro di libbre... e i loro occhi brillano, i volti si illuminano e in quattro e quattr’otto l’operazione è fatta, se si tratta soltanto di un’operazione... Ma date loro un problema