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28 ii. mesopotamia: l’argilla come memoria

L’epopea dei Sumeri finisce intorno al 2000 a.C. con la conquista da parte degli Elamiti. Tuttavia la lingua sumerica sopravvive come lingua della cultura, della poesia e del culto ancora per un millennio (come il latino).

Le risorse economiche derivanti dall’agricoltura e dal patrimonio del tempio si concentrano nelle mani dei sovrani, dei sacerdoti e dei funzionari. Ciò porta allo sviluppo di un commercio internazionale di enormi proporzioni su tutta l’area fra l’Indo, l’Egitto ed il Mediterraneo orientale. Gli scambi avvengono per via fluviale (fiumi e canali), marittima e terrestre. Questi ultimi si effettuano con grosse carovane formate anche da 200 asini e muli. Il cammello viene addomesticato solo nel II millennio a.C.

In un primo periodo, i commercianti operano su incarico del principe. Questi si accolla il rischio del carico, quelli affrontano grandi disagi e rischiano la pelle in cambio di guadagni rilevanti. Col tempo, il commercio viene monopolizzato da vere compagnie internazionali, con propri empori e scali e con un sistema di prezzi ben definiti e validi a livello internazionale. La valuta è rappresentata dall’argento.

La Mesopotamia è un paese povero di materie prime, a parte le risorse agricole. Pertanto i Sumeri sviluppano attività commerciali in tutte le direzioni per acquisire tali materie prime direttamente dai produttori e portarle in patria, dove un’industria altamente specializzata provvede alla trasformazione. L’immissione di questi oggetti sul mercato procura enorme ricchezza.

Il legname è importato in modo massiccio come materiale da costruzione, ma anche per realizzare carri, mobili, utensili vari, strumenti musicali; i cedri provengono dal Libano, i cipressi dall’Armenia, il bosso e l’ebano dalla Nubia. Altrettanto rilevante è l’importazione di metalli già dalla fine del IV millennio a.C.: l’oro dall’Egitto, dall’Asia Minore e dall’india; l'ar-