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36 ii. mesopotamia: l’argilla come memoria

al proprio pensiero, conservarlo e tramandarlo.

Nel pieno dell’espansione commerciale e della formazione di società urbane molto articolate, i popoli della bassa Mesopotamia e dell’Elam sicuramente si trovano nella necessità di avere a disposizione dati precisi sulle risorse e sulle disponibilità. Per esempio, occorre garantire una corretta amministrazione delle entrate del tempio, metterle al sicuro dai ladri, ma soprattutto da appropriazioni indebite. Quando la massa delle risorse diviene enorme e riesce impossibile tenere tutto a mente, si inventa - per gradi - un sistema che consente di registrare in modo esatto le entrate e le uscite, oppure di inventariare il patrimonio zootecnico, ecc. Soprattutto occorre poter annotare l’oggetto dell’operazione: maiali, asini, cavalli, mucche, capre, orzo, tessuti...

I ritrovamenti effettuati nell’acropoli di Susa, in Elam, ci mostrano il nascere ed il formarsi di un sistema contabile che, attraverso i Sumeri ed i Babilonesi, ha dato origine e impulso alla scienza matematica. Ciò avviene intorno al 3500 a.C. Sulla base dei reperti possiamo ricostruire le tappe evolutive che hanno caratterizzato la scrittura dei numeri.

1ª tappa. Gli amministratori dispongono di calculi diversi per forma e dimensione (bastoncelli, biglie, dischi, coni, coni perforati), ognuno con un valore numerico ben definito: 1, 10, 60 oppure 100... Se in una fase più antica viene osservato il criterio della corrispondenza biunivoca “tante vacche... tanti sassolini”, ora si può osservare un primo livello di astrazione: un solo oggetto può rappresentare un gruppo di elementi: 10, 60, ecc.

Al momento di effettuare una registrazione (contratto, inventario, compravendita, prelievo, deposito...), lo scriba-contabile realizza una sfera d’argilla (bolla) modellandola intorno al pollice, quindi sfila il dito. Supponiamo di avere a che fare con 25 capre: il contabile infila nella cavità della bolla due biglie di