Pagina:Dandolo - La Signora di Monza e le streghe del Tirolo, 1855.djvu/100

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meditata alla uccisione di Catterina da Meda. Qui comprende che le prevenzioni sono forti a suo danno: ecco la narrativa a cui ricorre per infirmarle.

Racconterò il fatto di questa Catterina, donna dissoluta e mezzo matta. Essendo venute molte volte le monache in parere di rimandarla, fu trattenuta per compassione in grazia mia, credendo che la si potess’emendare. Essend’occorso ch’essa facesse ingiuria a suor Degnamerita, procurai fosse messa prigione, con partecipazione della Madre e del Confessore: ciò fu in tempo che monsignor Barca dovea venire al Monastero a mutare gli offizii. La Catterina, essendo in prigione, cominciò a dire che voleva comunicare ai superiori molte cose di me e delle altre; ed accadde ch’essendosi quella sera introdotto nel Monastero l’Osio, gli fu da quelle monache riferito ciò che la Catterina andava minacciando. Io mi avviai alla sua volta per placarla, col lume in mano, lontana da ogni malo pensiero, avendo in compagnia Ottavia, Candida, e Silvia: ci presentammo alla finestra che guarda in giardino, la qual è bassa fino alla cintura: trovai che suor Benedetta m’avea preceduta, e stava ragionando colla prigioniera; n’ebbi ajuto ad entrare, poi entrarono le altre; ultimo l’Osio: dissi allora alla Catterina — odi! — e volevo aggiungere che non parlasse, e fosse sicura che avrei procurato di farla restare; ma lei, rispondendomi superbamente — non voglio più udire le vostre ciance, e intendo d’esser la rovina di voi, e del vostro moroso; domattina verrete voi a star qui in vece mia — l’Osio, trasportato dalla collera, le diede con una cosa due o tre volte sulla testa, ond’essa all’istante morì. Nè io nè le altre eravamo consapevoli di ciò ch’egli era per commettere sulla persona della Catterina.

Succede la sposizione a noi già nota dell’ascondimento e trafugamento del cadavere: indi

» Vostra Signoria faccia scrivere che di mia volontà mai