Pagina:Dandolo - La Signora di Monza e le streghe del Tirolo, 1855.djvu/101

Da Wikisource.

ho consentito ad alcuna cosa cattiva; sibbene stretta da incanti e malie; e che piuttosto avrei perso non una ma mille volte la vita avanti che consentire in cosa inonesta ad alcuno, fosse stato l’imperatore.

Qui tengono dietro a chiusa del costituto due altre pagine per me riuscite illeggibili: però da qualche parola compresa qua e là sembrano risultare di lieve importanza: leggibili e importanti son l’ultime due righe.


Interrogata de ætate ispius;

respondit:

Interrogata quanti anni avesse;

rispose:

» Trentadue anni.


Col 19 febbrajo, pagina 388, il processo si discosta dai tragici fatti del monastero di santa Margherita per investigare le turpitudini dell’Arrigone. Alla pagina 461 ricompare per la seconda ed ultima volta suor Virginia, che, chiamata a deporre contro l’Arrigone, sottoscrive di proprio pugno « Io suor Virginia Maria Leyva ò deposto e confirmato come sopra per la verità ». Aveva ella subito pocanzi la tortura de’sibilli (pezzetti piatti di legno); perocchè leggiamo che il giudice (caso unico nel processo)

mandavit adaptari sibilla ad manus ipsius; quibus aptatis, et cum funiculo currente ejus digiti sibillis comprimerentur, capit exclamari:

comandò le si applicasser i sibilli alle mani; e, poichè furon a posto, che i diti venissero stretti da trascorrente fune, onde cominciò a sclamare:

» ratifico tutte le cose che ho deposte per la verità: ma scioglietemi! mi fate male! non ne posso più!...» epperò vuolsi riflettere che quella tortura dovett’essere lieve dacchè non vietò a’diti che ne furono afflitti di stringere, appena sciolti, la penna, e vergare le sovrascritte parole con nitido carattere.