Pagina:Dandolo - La Signora di Monza e le streghe del Tirolo, 1855.djvu/237

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» testa, poi i brazzi, le mani, i piedi, i ginocchi; poi se gli cava fori dei grassi per far l’onto; e questo si fa tutto nella sinagogha delle strie; et ivi quei pezzi si mettono in pignatte, bollono, poi si portano in tavola, e si mangiano: alcuna parte anche si mette arrosto.

Prosegue denunziando altre streghe di cui vedremo in breve eseguita la cattura.

Termina descrivendo i malefizii di cui le streghe si giovano per suscitar temporali.

Il 13 gennajo, la Filosofa ritratta, e dichiara falso tutto quanto ha confessato il 10. Il Giudice le intima, sotto pena di venir tormentata, che dichiari chi è stato a suggerirle quella scappatoja; essa risponde:

» avendovi pensato su, e considerato che per la sorpresa e per la paura ho dette tante baje, certo ho trovato che ho fatto errore a dirvi quelle cose, perché, se avessi confessato, mi avreste ormai liberata, e saria tornata a casa: invece sono stata una minchiona a dirvi quelle cose che non son vere.

Il Giudice le tien parola, e la sottopone al tormento: eccola levata in alto che grida:

» O santo Iddio! è vero tutto quel che ho detto ne’ miei primi costituti; ratifico che sono una stria; ma lasséme zò per carita!

Fu calata, e intanto che le si rimettevano le ossa a posto non cessava di lamentarsi.

» O Giesus! fe’ pian! oh li mie brazzi! oh le mie man! come le ze vegnude negre!...

Nell’interrogatorio di Domenica Gratiadei del 18 gennajo troviam particolari d’una oscenità ributtante, ed ai quali non sapremmo far la menoma allusione circostanziata: basti dire che tuttociò vale a sempre più confermarci nella opinione che queste turpissime femmine, conquise da spavento, si lasciavan tirare a deporre ogni stravaganza iniqua che la immaginazione lor suggeriva,