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tra cefalù e roma 187


un certo cibo bergamasco, che chiama casonsèi e che va a mangiare una volta per settimana in Trastevere, da un oste suo compatriota. Iersera c’è stata in casa S... una mezza accademia di musica antica, e donna Laura cantò una arietta del Pergolese che trasse delle vere lagrime al nostro vecchio amico valbrembano. Io scherzai un po’, gli dissi che te lo avrei scritto. «Certo» rispose «e le mandi anche l’aria o almeno i versi di Metastasio che valgono, essi soli, tutti i moderni elzeviri.» Eccoli come li ho trascritti dalla musica di donna Laura:

Se cerca, se dice:
L’amico dov’è?
L’amico infelice,
Rispondi, morì.
Ah no, sì gran duolo
Non darle per me:
Rispondi, ma solo:
Piangendo, partì.

Mi ricordai, rincasando, di un aneddoto che mi raccontava il maestro Braga, il gran violoncellista, e che non so d’avere mai trovato nei libri. L’Olimpiade dove si trova quell’aria lì, fu data all’Argentina e fischiata brutalmente. Il povero Pergolese, ferito a morte, piegò sul suo stallo d’orchestra, si nascose il viso tra le mani. Il teatro si vuotava ed egli era sempre là, prostrato, quando la mano di una persona invisibile, uscì da un palchetto, gli gittò dei fiori e disparve.

Fortunato lui, perchè non vi è premio migliore nella nostra misera vita che questi fiori di una per-